Ad oltre 30 anni di distanza dalla peggiore catastrofe della storia, la centrale nucleare di Chernobyl, sita in Ucraina, a pochi chilometri dal confine con la Bielorussia, riprende vita con un particolare progetto. È stato denominato «Solar Chernobyl» ed è la prima centrale solare in Ucraina. Posta a soli 100 metri dal reattore numero 4, che scoppiò il 26 aprile 1986, l’installazione si compone di oltre 3700 pannelli solari, disposti su circa 1,6 ettari di terreno. Al momento l’impianto è ancora piccolo: 1 MW di potenza con una produzione stimata attorno ai 1024 MWh l’anno, ma sufficiente a coprire il consumo di circa 2000 abitazioni circostanti.
Il progetto, partito qualche mese fa, è sicuramente prezioso ed unico nel suo genere, ed è soprattutto frutto di uno scrupoloso monitoraggio dell’ intera zona. A partire dal 2013 infatti il governo ucraino ha avviato diversi studi di fattibilità per poter individuare una zona idonea all’installazione di un impianto fotovoltaico. Ed ecco che laddove prima c’era l’energia nucleare, oggi sorgerà un impianto di energia pulita. Secondo gli esperti la vita umana non sarà possibile nell’area di Chernobyl per altri 24.000 anni, ed è ipotizzabile solo un cauto sfruttamento industriale. Che sia un primo passo verso la rinascita di questa terra? Questo è l’auspicio.
Come mai è stato possibile intervenire proprio nel cuore della centrale dilaniata dallo scoppio? L’unità centrale, colpita dell’esplosione del 1986, è stata interamente ricoperta con un sarcofago circa due anni fa. Tale copertura ha permesso di ottenere un forte calo delle radiazioni locali, con un ribasso registrato attorno al 90 %. Nonostante queste importanti opere di messa in sicurezza dell’area, circa 2600 chilometri quadrati rimangono ancora esclusi dall’intervento di bonifica e risultano abbondanti, a causa della presenza di contaminazione radioattiva.
Al momento quindi l’installazione dell’impianto fotovoltaico «Solar Chernobyl» rappresenta la soluzione migliore. Lo scopo è quello di poter tornare, con il tempo, a sfruttare la parte di suolo che non è ne abitabile, ne sfruttabile per l’agricoltura. Dopo il primo investimento di 1 milione di euro, il programma previsto per la centrale solare è già ben più ampio. L’obiettivo infatti è di produrre con «Solar Chernobyl» 100 MW di fotovoltaico entro la fine del 2019.
Una tragedia le cui conseguenze sono ancora palpabili, oggi più che mai. Le lancette dell’orologio segnavano l’1:24 quando avvenne lo scoppio, ed in breve tempo una nube radioattiva andò ad addensarsi sui cieli di tutta Europa. Impossibile stabilire il numero esatto delle vittime: nel corso di questi 30 anni tante infatti sono state le persone colpite, in maniera diversa, dagli effetti di Chernobyl. Oggi una delle zone proibite, la città fantasma di Pripyat, sita a soli 3 chilometri dal luogo del disastro e subito abbandonata, è diventa una meta turistica. Si organizzano infatti gite durante il quale si offre la possibilità ai turisti di visitare la cittadina e di giungere sin sotto il famoso reattore numero 4.