Il Senato ha approvato l’emendamento che consentirà alle Regioni di rinnovare le concessioni di grandi derivazioni idroelettriche, alcune delle quali scadute da anni e mai riassegnate per inadempienza dello stato. Un primo passo molto importante, che ha come obiettivo finale l’autonomia degli impianti.
L’emendamento prevede che alla scadenza delle concessioni di centrali idroelettriche, ma anche le opere, le centrali, le dighe e gli impianti, passino, senza compenso, in proprietà delle Regioni in stato di regolare funzionamento, diventando così pubbliche. Una grande svolta epocale, dato che al momento, l’unica regione italiana in cui vige questa legge, da poco più di un anno, è il Trentino Alto Adige.
Una volta scaduta la concessione, l’ente regionale potrà fare una gara per individuare un nuovo concessionario o decidere se gestirla attraverso società o forme di partenariato pubblico-privato. Ma non solo: i concessionari di grandi derivazioni idroelettriche dovranno anche corrispondere alla Regione di appartenenza un canone, determinato con legge regionale, e tale canone sarà in parte, nella misura almeno del 60 %, destinato alle Provincie il cui territorio è interessato dalle derivazioni.
Inoltre nelle concessioni di grandi derivazioni a scopo idroelettrico, le Regioni possono disporre, con legge d’obbligo per i concessionari, di fornire annualmente e gratuitamente alle medesime 220 kWh per ogni kW di potenza nominale media di concessione; almeno il 50 % sarà destinata a servizi pubblici e categorie di utenti dei territori provinciali interessati dalle derivazioni.
Dopo essere stato approvato dal Senato l’emendamento passerà nelle mani della Camera dei Deputati, e dovrà essere approvato entro il 12 febbraio 2019 altrimenti le norme decadranno. Non resto altro che incrociare le dita e sperare che l’emendamento diventi legge, consentendo alle Regioni di ottenere ingenti somme di denaro da destinare ai servizi pubblici.